I "piccoli" vantaggi di cui alcuni Paesi godono
...tratto dal sole24ore qui
Quando è nata,
nell'immediato Dopoguerra, si chiamava Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, la
Banca della ricostruzione, e amministrava i fondi del piano Marshall. Oggi, è
stata ribattezzata KfW Bankengruppe ed è uno dei primi tre gruppi bancari della
Germania.
Una costante: nonostante sia
posseduta all'80% della Repubblica federale e al 20% dagli Stati e svolga molti
compiti normalmente appannaggio del settore pubblico, resta al di fuori del
perimetro del bilancio federale.
Attraverso la KfW, il Governo tedesco
canalizza tutta una serie di operazioni che altrove figurerebbero nei conti
dello Stato per cifre ingenti: l'attivo dell'istituto con sede a Francoforte ha
sfiorato lo scorso anno i 500 miliardi di euro, più del doppio che all'inizio
del decennio passato, anche per effetto del trasferimento sotto il suo ombrello
di molte attività in precedenza di competenza dell'amministrazione pubblica, o
di nuove attività, come quelle riguardanti la protezione ambientale. Nel 2011
la KfW ha avanzato prestiti per 70 miliardi di euro, con utile operativo di
circa 2 miliardi: a titolo di confronto, si tratta di quasi il doppio di quelli
approvati dalla Banca mondiale.
Quasi un terzo è andato
appunto al settore ambientale. Nel 2010 aveva toccato gli 81,4 miliardi di
euro, avendo fatto da veicolo al piano di stimolo all'economia per favorirne il
recupero dopo la brusca contrazione dell'anno prima, che aveva sfiorato il 5%.
Le politiche keynesiane, insomma, non dispiacciono neanche in Germania, a patto
che si tengano fuori, almeno formalmente, dai conti pubblici.
Il raggio di operazioni è
ampio, per un'istituzione che a ogni decennio di vita sembra aver aggiunto un
nuovo mandato alla propria missione: dalla ricostruzione del 1949, si è passati
al finanziamento delle piccole e medie imprese che resta tuttora uno dei
principali filoni di attività. "Promozione interna" viene definita
nei documenti ufficiali. Negli anni 60 è stata la volta dei finanziamenti
all'export, nel decennio successivo del finanziamento delle infrastrutture per
conto delle municipalità e delle altre amministrazioni locali, oltre che degli
interventi nei Paesi in via di sviluppo, negli anni 90 di nuovo della
ricostruzione, stavolta concentrata sull'ex Germania dell'est, dal 2000 in poi
del finanziamento dell'innovazione, con un tocco "verde" soprattutto
negli ultimi anni.
Queste restano le principali
aree di intervento della KfW: piccole e medie imprese, infrastrutture locali e
sociali, finanziamenti all'export e project financing, finanziamenti allo
sviluppo, energia e ambiente.
La KfW si approvvigiona
quasi esclusivamente sui mercati internazionali dei capitali, dove l'anno
scorso ha realizzato emissioni per 79 miliardi di euro. La sua tripla A
consente una raccolta a costi bassissimi. Un ulteriore sussidio governativo le
consente di fare prestiti a tassi irrisori e ottenere una forte leva per i suoi
interventi. La recente ricerca della sicurezza da parte degli investitori si è
estesa dai titoli del debito pubblico tedesco a quelli delle agenzie. Nelle
scadenze sotto un anno, anche il rendimento della KfW è oggi in territorio
negativo e se la "fuga verso la qualità" dovesse continuare questa
situazione potrebbe estendersi a scadenze più lunghe.
Alla KfW ammettono di essere
beneficiari di questo stato di cose, ma qualcuno sui mercati comincia a
interrogarsi sulla mancata remunerazione e l'interesse potrebbe spostarsi
altrove. Finora, non ce ne sono segnali. Nell'elenco dei suoi compiti, la KfW
lascia quasi a margine uno dei mandati in cui la Cassa depositi e prestiti la
emula: quello di controllante di alcune delle più importanti partecipazioni
pubbliche, in particolare il 30% di Deutsche Post e il 17% di Deutsche Telekom.
Queste quote sono parcheggiate in attesa di privatizzazione, anche se non
sembra esserci alcuna fretta. Di recente sono state scelte le banche consulenti
per la cessione della partecipazione nella società postale e di logistica, ma
per ora non si registrano progressi.
La marcia trionfale della
KfW, che aveva cominciato con 1,4 miliardi di dollari del piano Marshall, non è
stata peraltro priva di intoppi. Solo negli ultimi anni, c'è stato il
salvataggio della Ikb, una delle prime istituzioni finanziarie a collassare a
causa dei mutui subprime. La KfW che già ne deteneva il 30% ne ha rilevato il
controllo totale, per poi cederla alla finanziaria Lone Star. E nel 2008
un'indagine europea sui sussidi incrociati ha costretto a separare in una
società a parte l'attività di finanziamento all'export.
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