Robert Kennedy, ex-senatore statunitense ed ex candidato
alla presidenza, nonché fratello di John Fitzgerald Kennedy (35esimo presidente
degli Usa) è passato alla storia soprattutto per un discorso durissimo nei
confronti del Pil, che tenne in università il 18 marzo del 1968, tre mesi prima
di cadere vittima in un attentato a Los Angeles, all'indomani della sua
vittoria nelle elezioni primarie di California e Dakota del Sud.
«Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo
rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del
mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari
l'anno, ma quel PIL - se giudichiamo gli USA in base ad esso - comprende anche
l'inquinamento dell'aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per
sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil
mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni
per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il
coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine
di vendere giocattoli ai nostri bambini.Cresce con la produzione di napalm,
missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si
ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia
per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle
nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro
momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità
dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura
né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la
nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese.
Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di
essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere
orgogliosi di essere americani».
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